di Gianluca BERNARDINI

Wonder

Augustus Pullman, detto Auggie (Jacob Tremblay, già ammirato in «Room»), ha avuto una nascita «esilarante», ha subito ventisette operazioni nella sua vita, ha undici anni e non è mai andato a scuola e si sente un marziano. Sua madre Isabel (Julia Roberts) è stata l’unica insegnante nel corso della sua infanzia, papà Nate (Owen Wilson) e la sorella maggiore Via (Izabela Vidovic) gli affetti che finora l’hanno protetto dal mondo, ma ora è tempo di iniziare la prima media e di incontrare definitivamente «gli altri» suoi coetanei, quelli che lo fisseranno perché è «diverso», che lo giudicheranno come «mostro», che probabilmente non avranno nessuna pietà per lui. Poiché Auggie non sarà mai «un bambino normale»; egli soffre, infatti, della sindrome di Treacher Collins, una grave anomalia cranio-facciale, che lo rende del tutto «speciale». Tratto dal romanzo omonimo best seller della scrittrice americana R.J. Palacio, il film di Stephen Chbosky giunge nelle sale per dare finalmente «un volto» al protagonista di uno dei libri attualmente più letti al mondo dai ragazzi. Senza giocare sul pietismo, mettendo anzi in scena con ironia anche le storie di chi ruota attorno al piccolo Auggie, compresi i nuovi compagni di scuola, il racconto ne esce vincente. Non solo per i ragazzi, primi destinatari della storia, ma anche degli adulti che spesso, pur avendo a disposizione strumenti di giudizio critici, non sanno vedere oggettivamente la realtà, per ignoranza o forse più per paura. È esattamente il nostro sguardo, il modo con cui noi osserviamo e valutiamo ciò che ci sta attorno ad essere messo in crisi. Cos’è normale, infatti, e cosa non lo è? Chi è «diverso» da chi o da che cosa? Domande che conosciamo, ma alle quali non siamo abituati a rispondere personalmente fintanto che non ci si sente coinvolti in prima persona. «Wonder» cerca di farlo ed è un bene, soprattutto per i più piccoli che non solo comprendono che cosa «non devono fare», ma anche come reagire di fronte alle «provocazioni» che nella vita a volte mettono davvero alla prova. Una parabola paradigmatica a favore dell’inclusione e dell’accoglienza, nonché contro il bullismo che, nonostante se ne parli, impera nel mondo della scuola e non solo. Da vedere, in famiglia.

Temi: malattia, diversità, bullismo, famiglia, ragazzi, scuola, accoglienza, amicizia, coraggio.