di Gianluca BERNARDINI

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Prendi una micro telecamera, piazzala sul cruscotto dell’auto e fingiti un taxista. Riprenditi mentre dialoghi con i tuoi passeggeri e poi del «girato» fanne un film. Semplice, no? Se non fosse per il luogo in cui ti trovi: ovvero per le strade di Teheran, la terra del regista Jafar Panahi che l’ha recluso nel 2009 e poi condannato nel 2010 con l’obbligo a non esprimersi in opere artistiche e intellettuali per vent’anni. Una vera sfida e un amore incondizionato per il cinema che ha permesso al cineasta iraniano di vincere l’«Orso d’oro» all’ultimo festival di Berlino. Venduto in trenta Paesi, il film giunge nelle nostre sale un po’ in sordina, ma merita di essere visto soprattutto per l’impegno e il coraggio dimostrato da Pahani che ricordiamo tutti per aver vinto anche il festival di Venezia nel 2000 con «Il cerchio». Un cinema verità il suo, che vuole mostrare ciò che realmente accade oggi nella sua patria. Una sorta di documentario, che non trascura però l’elemento narrativo, dove le contraddizioni di un Paese come l’Iran che impedisce la libertà ai singoli (le donne possono essere colpevoli solo per essersi trovate nei pressi di uno stadio) e poi si rivela moderno nell’uso della tecnologia (la nipote, ospite sul taxi, deve girare un «corto» per la scuola), vengono messe ben in luce. Un racconto dell’umano, del vivere quotidiano che passa sullo schermo, che prefigura il dramma (l’uomo gravemente ferito che vuole fare testamento), ma sa calcare anche il tasto dell’ironia (le anziane con i pesci). Un’opera «sociale», potremmo dire, che testimonia l’amore per la verità e la vita. «Sono un cineasta – afferma Panahi -. Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia vita. Niente può impedirmi di fare film. Per questo devo continuare a filmare, a prescindere dalle circostanze: per rispettare quello in cui credo e per sentirmi vivo». Un film da vedere per sostenere la libertà e la dignità di ciascun individuo, nonostante tutto. 

Temi: censura, umanità, ingiustizie, denuncia, libertà, vita, cinema.