di Gianluca BERNARDINI

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«Perché non possiamo più essere felici noi quattro?» E quello che si domanda un certo punto Emma (Lucrezia Guidone), l’originale figlia ventenne di Lara (Ksenia Rappoport) e Ettore (Fabrizio Gifuni). Insieme a Giacomo (Francesco Bracci Testasecca), il figlio tredicenne, sono una famiglia, una di quelle che portano «dentro» le ferite di una separazione che, a poco a poco, si dipanano sullo schermo, grazie all’abilità di Francesco Bruni (non possiamo scordare la sorpresa di «Scialla») che scrive e dirige ancora una volta una commedia che ha a che fare con l’universo familiare. Il tutto si svolge in una giornata di giugno, nella calda e assolata Roma (bella, come sempre) quando Giacomo deve sostenere l’esame orale di terza media, purtroppo rinviato in tarda serata. Mamma Lara, ingegnere sui cantieri della Metro C, vorrebbe esserci con tutta se stessa e la sua ansia, ma deve anche lavorare. Papà Ettore, artista bohemien senza un soldo e ancor più padre inaffidabile, fa fatica a stare «sui tempi». Lara, la sorella, aspirante attrice, ha in mente l’occupazione del Teatro Valle e soprattutto vorrebbe inseguire l’improbabile «amore» che sta per prendere il treno per Parigi. Tra scontri e incontri si svolge «il romanzo» di questa famiglia, una tra le tante di oggi, che punta lo sguardo su se stessa, ma particolarmente sul suo bene. Quel bene che trapassa la vecchia fotografia che li ritraeva sorridenti in tempi più sereni. Quello stesso bene che, nonostante tutto, ancora riemerge nel loro ritrovarsi tutti insieme «felici» anche se forse per un solo giorno o per una gita al lago. Anche in questo suo secondo lungometraggio Bruni ha la capacità di raccontare e descrivere in maniera del tutto chiara quello che accade nel «profondo», grazie alla capacità di caratterizzare molto i suoi personaggi, quel «non detto» che riemerge e che è stato sepolto forse per egoismo, rabbia, orgoglio o impazienza. «Ci siamo amati, ci siamo odiati? Che dobbiamo fare ancora?» ribadisce Lara a Ettore che sorprendentemente risponde: «Sopportarci». In questo «portare il peso gli uni degli altri» (etimologia) forse sta il segreto dell’amore vero e del «per sempre». Solo che non tutti lo comprendono e non tutti ce la fanno. Purtroppo. Senza giudizio.

Temi: famiglia, coppia, rapporto genitori-figli, separazione, crisi, affetti.