di Gianluca BERNARDINI

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Martin (Javier Drolas) e Mariana (Pilar López de Ayala) vivono a Buenos Aires, una metropoli di circa tre milioni di abitanti. Lui progetta siti, rinchiuso nel suo mini appartamento («una scatola di scarpe»), con il cane che gli ha lasciato la sua ragazza il giorno stesso che l’ha salutata in partenza per gli Stati Uniti all’aeroporto. Sono passati anni ed è solo a combattere con le sue paure, immerso nella tecnologia che «lo avvicina al mondo e lo allontana dalla vita». Lei, architetto, ma di fatto vetrinista; ha finito da tempo una storia che le ha lasciato strascichi da «depressione», vivendo immersa nel disordine della sua piccola casa che la rappresenta, tra oggetti e manichini per il lavoro, di cui si prende «amorevolmente» cura. Ambedue vivono nello stesso quartiere, attraversano le stesse strade, frequentano più o meno i medesimi posti. Solo che non si conoscono e i loro sguardi non si sono mai incrociati, dentro un arco di tempo che ricopre le quattro stagioni. Hanno molto in comune (tra cui gli stessi gusti musicali e cinefili), oltre i propri fallimenti: desiderano essere di nuovo amati. Ma «come si può incontrare qualcuno che non si sa chi realmente è?», si domanda Mariana. Basterà aprire abusivamente una finestrella (anche qui ambedue la medesima idea!), la cosiddetta «medianera», in quel lato cieco degli edifici, per ritrovare un po’ più di «luce» e non solo dentro casa. Tutto questo e molto altro è «Medianeras – Innamorarsi a Buonos Aires», l’opera prima di Gustavo Taretto. Ben costruito, giocato stilisticamente tra immagini, disegni, fumetti a incastro, il film del regista argentino pone una riflessione «urbana» (nella voce dei due protagonisti) che sa andare al di là della storia d’amore. Mentre guarda all’universo umano, imprigionato tra «le irregolarità degli edifici, estetiche ed etiche che riflettono i nostri animi» (lui) e tutti «quei cavi che servono per unirci o allontanarci, ognuno al proprio posto» (lei), non dimentica, però, che l’uomo è comunque «parte di un tutto infinito ed eterno». Filosofico, esistenziale, simbolico e in un certo senso pure poetico. Un bel dono che viene ancora una volta da un mondo «lontano» e latino. Una visione che aziona cuore e cervello.

Temi: amore, ricerca, destino, città, nuove tecnologie, esistenza, vita.