di Gianluca BERNARDINI

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Esiste un detto svedese che suona così: «Ensam är stark (Da soli si è più forti)». Contrariamente al pensiero comune che si riconosce nel motto: «L’unione fa la forza». Come mai? Nel 1972 venne redatto un manifesto su «La famiglia del futuro» dove al centro veniva posta l’indipendenza assoluta dell’individuo. Liberi da genitori, liberi da qualsiasi vincolo relazionale che in qualche modo potesse ostacolare l’autonomia di ciascuno. Una vera rivoluzione culturale che ha portato oggi la Svezia ad essere uno dei Paesi con la «Banca del seme» più grande d’Europa, dove quasi la metà della popolazione abita sola in piccoli appartamenti; dove, appunto, l’indipendenza del singolo è favorita a ogni livello sociale.

Erik Gandini, italosvedese, ispirandosi al saggio di Lars Traghard e Henrik Berggren (il cui titolo italiano sarebbe «Gli svedesi sono umani?») del 2006, dopo il famoso «Videocracy» (2009), porta in scena una vera e propria «provocazione» attraverso il documentario «La teoria svedese dell’amore». Uno sguardo sui «buchi neri» di una società perfetta (almeno in apparenza), meta desiderata per molti immigrati che lì giungono per rifarsi una vita. Un Paese che punta davvero alla realizzazione dell’individuo (con un welfare di tutto rispetto), ma che non sembra essere comunque «felice». A testimonianza di ciò le molte persone che muoiono sole e rischiano di essere ritrovate dopo anni, numerosi figli di madri single che sono ricorse all’inseminazione artificiale, nonché individui che hanno così ridotto i contatti con i singoli tanto da ricreare «comunità alternative» nei boschi per favorire l’avvicinamento. Un’amara riflessione che lancia, però, uno sguardo «altro», portandoci in Etiopia attraverso la storia di un chirurgo di successo che qui, nonostante tutti i disagi, sembra essersi realizzato, in un sistema sociale fortemente interdipendente.

Conclude il film l’intervista al sociologo polacco Zygmunt Bauman che in parole semplici ci spiega come una vita priva di difficoltà non necessariamente sia sempre un’esistenza votata alla felicità, anzi: «L’indipendenza porta a una vita vuota, all’insignificanza della vita e ad una noia assoluta ed inimmaginabile». Da inserire in un percorso di cineforum per parlarne. Necessario al giorno d’oggi.

 

Tema: società, individuo, libertà, felicità, realizzazione, benessere, amore, famiglia, integrazione, vita.