di Gianluca BERNARDINI

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In attesa di vedere al prossimo festival di Venezia «Si alza il vento», ultimo capolavoro del regista «visionario» Hayao Miyazachi (in Italia conosciuto la prima volta con «Lupin III»), torna in questi giorni nelle sale (purtroppo brevemente) il capolavoro che ha vinto l’Orso d’oro nel 2002 al festival di Berlino e l’Oscar nel 2003 come miglior film di animazione: «La città incantata», in un doppiaggio completamente nuovo, più fedele all’originale. Realizzato dallo Studio Ghibli, con disegni confezionati prima a mano e poi ridefiniti in alta qualità al computer, il film, liberamente ispirato al romanzo fantastico di Kashiwaba Sachik «Il meraviglioso Paese oltre la nebbia», narra la storia di una bambina di dieci anni, Chihiro, che viziata e capricciosa non vuole trasferirsi di casa. Mentre in macchina con i propri cari si appresta ad arrivare al nuovo alloggio, per errore giunge in un vecchio parco giochi abbandonato. Mamma e papà, incuriositi dal luogo, si addentrano nella «città disabitata», mentre la bimba impaurita vorrebbe farli desistere. Proprio lì accadrà l’inverosimile: gli spiriti si faranno presenti, i genitori verranno trasformati in maiali e Chichiro, per liberare la propria famiglia dall’incantesimo, sarà costretta a lavorare sotto la direzione della strega Yubaba presso una fantomatica stazione termale. Quello che mette in scena Miyazachi è un vero e proprio racconto pedagogico che, sullo sfondo della tradizione nipponica, vede protagonista una ragazzina e il suo percorso di crescita. Potremmo definirlo un viaggio dell’anima che Chichiro deve attraversare per acquisire quelle forze che le serviranno per affrontare la vita. Ogni prova, ogni incontro, ogni ostacolo servono alla piccola per imparare ad avere sempre più fiducia in se stessa; ogni personaggio incontrato, invece, per mettere alla prova la propria innata generosità e sete di amicizia, spesso nascoste dai vizi e dai capricci. Certo non mancano qui i temi di denuncia nei confronti della società: il lavoro che ti priva della tua identità, la bramosia della ricchezza, i disastri ecologici che subisce il pianeta. Dentro la lotta di Chichiro, però, c’è un segreto che deve essere scoperto e custodito: ovvero l’amore. Amore per se stessi, ma soprattutto per il prossimo. Occorre però custodirlo e ricordalo (riportarlo al cuore). Come fare? Non dimenticando chi si è chiamati a essere veramente nella propria esistenza (l’origine di ogni uomo). Per questo ha ragione nonna Zeniba, sorella gemella di Yubaba, quando afferma: «Ogni volta che ci accade qualcosa, quel ricordo ci apparterrà per sempre, anche se non lo ricorderemo… Basterà solo un po’ di tempo per far ritornare la memoria». Un tempo e un film su cui riflettere ancora a lungo.

Temi: fiducia, ricerca di sé, memoria, amore, generosità, crescita, ragazzi, paura, lotta, coraggio.