di Gianluca BERNARDINI

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Primi anni ’50, tre ragazzi italoamericani del New Jersey hanno un sogno: sfondare nel mondo della musica. Tra loro Tommy De Vito (Vincent Piazza), motore del gruppo e mezzo avanzo di galera, Nick Massi (Michael Lomenda) meno carismatico con qualche giorno in meno di galera, e il grande Frankie Valli (John Lloyd Young), più buono e meno coinvolto con la malavita locale, che grazie alla sua voce sa incantare chiunque l’ascolti. L’incontro con il compositore Bob Gaudio (Erich Bergen) porterà i «Jersey Boys» a formare i «The Four Seasons» (ricordiamo «Sherry», «Bye Bye Baby», «Who loves you») che  negli anni ’60 avranno un successo fenomenale.

Già musical di successo a Broadway, messo in scena da una decina d’anni in tutto il mondo, arriva sul grande schermo il lungometraggio diretto da Clint Eastwood che, appassionato di storie vere, decide di utilizzare gli stessi attori. Usando un registro più da commedia e da «gangster movie» (anche se la musica qui certo non manca), egli non ne fa volutamente un’agiografia. Anzi: entrando e uscendo dalle vite dei quattro componenti della band (utilizzando anche lo sguardo in macchina dei protagonisti che si rivolgono direttamente al pubblico), il regista più che ottantenne restituisce luci (ascesa) e ombre (caduta) di un passato glorioso, ma anche sofferto.

Pur non calcando il registro drammatico (forse proprio qui sentiamo mancare il grande Eastwood a cui siamo stati abituati), diversamente dal musical, egli mette a fuoco il tema del riscatto: come è stato possibile allora, nonostante tutto (umanità compromessa con la malavita/mafia e povertà di mezzi), poter coltivare e realizzare un sogno così grande? La fortuna, forse, l’intuizione, ma ancor più l’applicazione e la perseveranza. Nonché l’amore per la musica, vera musa ispiratrice e soprattutto «àncora» di salvezza.

Temi: musica, successo, riscatto, talento, amicizia, lotta, gruppo.