L’accusato diventa vittima: un vero e proprio processo alla credibilità e dignità di un uomo

di Gianluca BERNARDINI

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Lucas (il bravissimo Mads Mikkelsen, premiato a Cannes) è dolce e mite di carattere, premuroso nel lavoro, sornione con gli amici, un buon padre pure, se non fosse altro che non può più vedere come prima il figlio Marcus, a causa del suo recente divorzio che lo fa ancora soffrire. Lucas è un ex docente di una scuola superiore, ora riciclato nell’asilo di un villaggio apparentemente tranquillo della campagna danese. Si conoscono tutti qui e ci si fida di tutti, tanto che anche i bambini piccoli si muovono soli; finché un giorno la piccola Klara, la figlia del miglior amico di Lucas, confida alla direttrice della scuola di essere stata «molestata» proprio dall’amato insegnante. Perché non crederle? «I bambini dicono sempre la verità»: questo è il presupposto assoluto a cui far riferimento. Pertanto Lucas è colpevole. Parte da questa vicenda l’ultimo film di Thomas Vinterberg (fondatore del movimento Dogma 95 insieme a Lars Von Trier), quattordici anni dopo lo sconvolgente «Festen – Festa di famiglia», in cui il regista narrava la storia di due fratelli abusati dal padre e l’incapacità, da parte della famiglia, di credere a questo terribile orrore. Questa volta la prospettiva è ribaltata: l’accusato diventa vittima. Ed è meravigliosamente sorprendente come la macchina da presa riesca a indagare il crudo dramma, facendoci comprendere come l’isteria collettiva possa creare un mostro, distruggere i rapporti tra le persone e rovinare la serenità di un intero paese. Non basta alla piccola ripetere che ha detto «una cosa stupida», perché gli adulti sanno già cos’è accaduto e come occorre procedere in questi casi. Ci sono soltanto rabbia, paura e pugni per Lucas, ma soprattutto il «sospetto» continuo che possa essere davvero «il carnefice». Vinterberg, grazie anche al suo co-sceneggiatore Tobias Lindhom, prendendo spunto dal materiale che uno psichiatra danese gli aveva consegnato anni prima, mette in scena un vero e proprio processo alla «credibilità e dignità» di un uomo. Saranno le lacrime di Lucas in chiesa e del suo miglior amico la notte di Natale a risollevare l’intera vicenda? Oppure il ritrovarsi, un anno dopo, tutti insieme per la solita partita di caccia a lasciar cadere ogni dubbio? Si gioca tutta qui l’amara atrocità del sospetto.