di Gianluca BERNARDINI

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«Ornitologo, filatelico e filantropo», così si autodefinisce John Dupont (l’impressionante Steve Carell), membro di una delle più ricche dinastie americane, protagonista nei primi ’90 di uno dei più noti omicidi in ambito sportivo. Appassionato di lotta libera, «il signor Dupont» desidera occuparsi a livello agonistico, come sponsor e pseudo-coach, della squadra americana. In vista dei Giochi olimpici di Seul del 1988 accoglie nella sua tenuta in Pennsylvania uno dei due fratelli Shultz, campioni mondiali. Mark (Channing Tatum), il più giovane, timido e possente, vede nell’offerta del magnate patriota la possibilità di staccarsi dal fratello Dave (Mark Ruffalo), con tanto di moglie e due figli, che da sempre non solo l’ha aiutato nello sport, ma in qualche modo gli ha fatto pure da «padre». Tra il mentore e il campione inizia un rapporto complice e quasi morboso, nonché del tutto negativo per quest’ultimo, quando si accorgerà che i disturbi di John (legati a un totale senso di dipendenza dall’anziana madre) lo condurranno in un vortice distruttivo. Alcol e cocaina prenderanno il sopravvento sulla determinazione sportiva di Mark, che presto verrà sostituito dal fratello Dave come prediletto dal miliardario, che a qualsiasi prezzo farà di tutto per averlo in squadra. Una soluzione che presto si rivelerà apparente, soprattutto nell’economia affettiva della storia. Bennet Miller, dopo averci allietato con «L’arte di vincere» e «Truman Capote», torna sugli schermi con «Fox Catcher. Un storia americana», che prende spunto dallo sport e da fatti realmente accaduti, ma che egli sa rileggere in chiave psicologica del tutto interessante e originale. Il risultato lo si vede chiaramente nell’opera, miglior regia a Cannes e pure pluricandidata agli Oscar, e soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, ben descritti e interpretati egregiamente da un cast di tutto rispetto. Paranoico, eccessivo, infernale così ci appare alla fine l’ereditiere John Dupont che, nonostante sia conscio che «sapere di vincere» è una delle condizioni necessarie per affrontare una gara, ne esce del tutto sconfitto nella vita, fatta questa, forse, di tante ricchezze, ma umanamente povera e fragile. Un film per imparare a vigilare, secondo quella sapienza popolare che ci ricorda che «tutto ciò che luccica non è oro»

Temi: sport, lotta, fratelli, successo, dipendenza, solitudine, eccesso.