Ogni uomo, e quindi ogni padre, non è solo la somma dei suoi errori

di Gianluca BERNARDINI

1-74126

Generazioni a confronto. Relazioni umane intense e complicate. Padri alla deriva. Di cosa parla l’ultimo film di Darek Cianfrance (scoperto al Sundance Film Festival), dopo averci proposto «Blue Valentine»? Con ogni probabilità di tutte e tre le cose. È tutto questo, infatti, «Come un tuono» (titolo originale «The Place Beyond the Pines») è forse molto di più. Dramma familiare diviso in tre atti con la presenza di grandi star del cinema americano. Luke (Ryan Gosling, quasi nello stesso ruolo ricoperto in «Drive») è uno spericolato stuntman che non ha una fissa dimora. Ritornato a Schenedectady nella contea di New York ritrova Romina (Eva Mendes), questa volta con un bimbo, suo figlio Jason, con il quale vorrebbe instaurare un rapporto di padre, quello che lui stesso non ha mai avuto. Ma non ha mezzi se non la sua moto con la quale si mette a derubare banche. Ma sul detto dell’amico, «Se guidi come un fulmine ti schianti come un tuono», poco dopo si imbatte nel giovane agente Avery (Brandley Cooper) che in un frenetico inseguimento colpisce a morte, da eroe (?), Luke «il bello». Ferito, non solo nel fisico, anch’egli con un bimbo piccolo ha ora un senso di colpa che si porterà addosso tutta la vita. Colpito dalla vicenda e soprattutto dal sistema corrotto della polizia, grazie al padre, riesce ad uscirne per abbracciare la carriera di procuratore. Quindici anni dopo i figli di Avery e Luke si troveranno nello stesso liceo a fare i conti con la vita. Dentro questa drammatica circolarità, forse troppo preordinata, si gioca l’intero plot narrativo. Se da una parte il film, nonostante le sue due abbandonanti ore, sembra ricordarci come le colpe dei padri ricadono sempre (e realmente) su quelle dei figli, Cianfrance, grazie al sapiente uso della macchina da presa che spesso si posa sui protagonisti con splendidi primi piani, ci invita anche a pensare che ogni uomo, e quindi ogni padre, non è solo la somma dei suoi errori. Padri imperfetti, dunque, ma malgrado tutto padri sui quali scendono, in maniera geniale e in diversi momenti, le dolenti note del «miserere» di Allegri.