Con altri occhi è la rubrica che si occupa di offrire spunti di riflessione per gli animatori di sala e di cineforum. Oggi parliamo di L’ufficiale e la spia, di Roman Polanski e di come presentarlo al pubblico delle sale della comunità.

Di Gabriele Lingiardi

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Quando un regista come Roman Polanski si mette all’opera è impossibile che non desti l’interesse dei cinefili. Questa volta però è arrivato anche il riflettore puntato delle riviste scandalistiche e della cronaca, date le numerose polemiche sulla sua figura: Polanski è infatti colpevole di abuso su minore ed è stato recentemente accusato di stupro e violenza.  Quando è stata annunciata la presenza del suo nuovo film alla Mostra del cinema di Venezia il titolo originale J’Accuse faceva pensare a una pellicola costruita con fare autoassolutorio dal regista, per “accusare” i propri accusatori e ribadire la propria innocenza. Fortunatamente L’ufficiale e la spia (questo il titolo italiano) è tutt’altro che questo, è un film sulla verità in senso lato e universale che rilegge la storia come strumento di giustizia. Da vedere scindendo l’uomo dall’artista.

Tratto da fatti veri

Il film prende le mosse dal cosiddetto affare Dreyfus, in cui, sul finire del 1800 il capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus venne accusato di tradimento e spionaggio in favore della Germania. I fatti portarono ad una crisi politica non indifferente e fecero da prodromo alla successiva esplosione di antisemitismo.

La storia va letta al contrario. Dal futuro al passato.

Come uno storico Polanski usa gli oggetti come fonti per indagare il passato. Sono numerosi i flashback nel film. Ogni volta che l’occhio del regista inizia una digressione nel passato la cinepresa si avvicina a un oggetto fino al dettaglio, per poi aprire ad una nuova sequenza, ambientata indietro nel tempo, mostrando lo stesso oggetto in un’altra epoca o scegliendo per analogia un altro elemento visivo. Polanski fa fare alla camera da presa il lavoro dello storico: a posteriori si avvicina alla fonte e la rilegge per ricostruire, nella sua parzialità, un quadro di piena verità. Se alla fine di L’Uomo nell’ombra le scottanti rivelazioni su un politico venivano frantumate e sparse in aria in fogli svolazzanti, nell’Ufficiale e la spia la storia si ricompone. I pezzi del puzzle si rimettono assieme per arrivare alla verità.

Un buddy movie senza “buddy”.

Per Buddy film si intende il genere cinematografico in cui i protagonisti sono una coppia di caratteri opposti (spesso maschi), costretti a lavorare assieme nonostante la poca simpatia che nutrono l’uno nei confronti dell’altro. La struttura dell’Ufficiale e la spia è molto simile. Il film è bilanciato su due figure maschili: Dreyfus, accusato di alto tradimento nella Francia di fine ‘800 e Picquart, l’ufficiale che si adopererà per scagionarlo. Quest’ultimo è il vero protagonista del film. Egli non tenta di salvare Dreyfus per un particolare legame (anzi, la sua antipatia è palesata all’inizio della storia), ma per il senso di verità e giustizia assoluta. Dreyfus è comunque una figura presentissima nel film. Colpisce però il fatto che, solo rivedendolo con attenzione, ci si renda conto di quanto poco egli sia effettivamente sullo schermo. I due protagonisti non si incontrano quasi mai, ma il loro rapporto si sviluppa a distanza e indirettamente. Questa coppia, uno vittima l’altro sua possibile salvezza, riempie lo schermo e duetta senza condividere la scena in maniera sublime.

Campo e contro campo

Nel cinema i dialoghi sono spesso sviluppati con la tecnica del campo e contro campo. Anche nell’Ufficiale e la spia viene usato questo espediente di montaggio… e lo applica alla storia stessa. Per tutta la prima parte del film vediamo un campo, quello dell’accusa, sentiamo una sola voce senza possibilità di contro argomentare. La stampa, nello specifico il J’Acuse di Emile Zola apre la possibilità del contro campo. Da quel momento in poi la verità imposta dal governo inizia a crollare, sentiamo una seconda argomentazione, osserviamo il dietro le quinte del processo di giustizia.

L’ufficiale e la spia è un film sorprendente, nonostante la sua confezione sia classica, che non mancherà di coinvolgere e stimolare il pubblico. Molto adatto anche per proiezioni scolastiche.