Tre giorni a Milano, nell’auditorium San Fedele, da venerdì 9 a domenica 11 febbraio 2018, in tutto nove appuntamenti. E poi altri dieci eventi in cinque sale di Carugate, Cesano Boscone, Cesano Maderno, Gallarate e Magenta, perché questo è un festival diffuso e itinerante.

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L’IDEA

Il “cinema dello spirito” e lo “spirito del cinema”. Anteprime, classici e film accompagnati da riflessioni d’autore. Non un festival nel senso tradizionale del termine, semmai un luogo di visioni e riflessioni alla ricerca di quel cinema che si propone di esplorare l’invisibile; che ha il coraggio di confrontarsi con le domande fondamentali (il senso, la bellezza, la giustizia, la verità); che cerca, sperimenta, si mette in discussione. Il tema non è la religione, o il sacro, inteso in senso confessionale, ma la dimensione interiore dell’uomo, al di là di ciò in cui crede o non crede.

L’IDEALE

Aquerò è la parola utilizzata da Bernadette di Lourdes per indicare “quello/a”, l’apparizione a cui non riusciva ancora a dare un nome. Una parola in dialetto occitano, semplice, quotidiana, per indicare qualcosa di straordinario, miracoloso. L’invisibile che si fa immagine.

Aquerò è un parola neutra che sembra fatta apposta per evocare la presenza di qualcosa che ci supera. La adottiamo per indicare l’orizzonte verso cui ci muoviamo. Per dare un nome a quel cinema che prova a mostrare l’invisibile. Non intendiamo identificare uno stile o un modo di “fare cinema spirituale”, ma portare all’attenzione del pubblico film che adottano “quello sguardo” (personale, prezioso, profondo) sul mondo e la realtà, nella forma prima ancora che nel contenuto; che affrontano temi alti senza banalizzarli; che si aprono al mistero delle cose.

L’IDEAZIONE

Tre giorni a Milano, nell’auditorium San Fedele, da venerdì 9 a domenica 11 febbraio 2018, in tutto nove appuntamenti. E poi altri dieci eventi in cinque sale di Carugate, Cesano Boscone, Cesano Maderno, Gallarate e Magenta, perché questo è un festival diffuso e itinerante. Che mette al centro la riflessione e il confronto: al termine di ogni proiezione ci sarà la possibilità di incontrare registi e interpreti, ma anche personalità del mondo della cultura e delle religioni. Con un focus dedicato al rapporto tra il cinema e la figura di Giovanna d’Arco, che parte da maestri come Dreyer e Bresson e arriva all’opera folle e straordinaria di Bruno Dumont (Jeannette) presentata per la prima volta in Italia. Con film che usciranno nelle sale le settimane successive, come quello di Pasquale Scimeca, ed esordi folgoranti come quello di Cosimo Terlizzi, in anteprima assoluta (presentato da Riccardo Scamarcio in veste di produttore). A poi autori-artisti sempre originali come Eugène Green e Pippo Delbono; il milanesissimo Pane dal cielo (nato dall’esperienza dell’Opera San Francesco); la lezione illuminante del regista Michelangelo Frammartino; l’anteprima di un interessante film-progetto dedicato a riti e tradizioni di Matera. E anche la possibilità di rivedere bellissimi film dimenticati di Herzog, Bressane e Sokurov, oppure di rileggere Malick, Assayas e Kim Ki-duk, aiutati da personaggi come Silvano Petrosino, Roberto Mordacci, Marco Vannini, Davide Rondoni, Giuliano Zanchi, padre Andrea Dall’Asta, il maestro zen Carlo Zendo Tetsugen Serra.