Tra gli organizzatori del concerto di Natale dei Teatri della Comunità vi è anche il San Giuseppe di Brugherio. Una sala ambiziosa, che ospita ogni anno rassegne teatrali di ampio respiro e sapientemente capitanata dal responsabile Angelo Chirico. Intervistato, ci racconta come la sala si sia adattata si tempi che corrono.

Di Gabriele Lingiardi

San Giuseppe Brugherio

Chiusi ma non fermi, come vi state preparando al Natale?

Hai detto bene: “restando chiusi, ma non fermi”. Questa frase rispecchia bene l’atteggiamento che abbiamo cercato di assumere dopo lo stop di febbraio. Il nostro lavoro è stato quello di esserci sempre e comunque, di rispondere alle richieste del pubblico, di continuare a organizzare appuntamenti culturali esplorando nuove vie. Il periodo di Natale è sempre accompagnato da molte proposte e da una grande attività delle sale. Le particolari condizioni ci hanno richiesto ripensare i nostri eventi secondo tre aggettivi: originali, misurati e di qualità. Ovviamente tutti online. Il 22 dicembre alle ore 21:00 offriremo gratuitamente online il concerto di Natale. Per fare questo abbiamo coinvolto la prestigiosa orchestra dei Pomeriggi Musicali che suonerà in diretta dal Teatro dal Verme di Milano per noi. Potete vederlo sul nostro sito http://www.sangiuseppeonline.it

 

Un evento che vedrà la partecipazione attiva di altre sale…

L’idea è nata in sinergia con altri quattro teatri: il Cinema Teatro Cristallo di Cesano Boscone, l’Excelsior Cinema & Teatro di Cesano Maderno, la Sala Argentia di Gorgonzola e il CinemateatroNuovo di Magenta. La situazione ci ha portati a immaginare questo progetto condiviso, ma il suo valore simbolico va oltre; confidiamo infatti che sarà l’inizio di un percorso collaborativo che si svilupperà ancora di più in futuro.

 

Che significato ha per voi questo evento?

Fare rete significa poter offrire al pubblico sempre proposte di qualità, anche in tempi burrascosi come questi. E poi è una promessa ai nostri spettatori: il Coronavirus potrà cambiare le modalità, nel breve periodo, con cui facciamo teatro, potrà richiedere nuovi spazi immateriali come quello della rete, ma l’essenza di quello che facciamo non cambierà.